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IL SERVIZIO DIOCESANO PER L’ACCOGLIENZA DEI FEDELI SEPARATI

  • Ruggiero Rutigliano
  • 15 gen
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 17 gen

Stadera n. 160 – Gen/Feb 2025


Visto il fenomeno sempre maggiore all’interno della comunità cristiana, abbiamo intervistato a don Emanuele Tupputi, Responsabile di tale Servizio


1) Cos’è il servizio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati?


È un ufficio ecclesiale giuridico-pastorale composto da persone competenti in materia giuridico-canonica e in pastorale familiare che, nominate dall’Arcivescovo, offre “un servizio di informazione, di consiglio e di mediazioni […] che potrà pure accogliere le persone in vista dell’indagine preliminare al processo matrimoniale”. Il servizio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati (=SDAFS), dunque, è rivolto a coppie o singoli sposi che si trovano a vivere situazioni difficili o irregolari e vorrebbero avviare un percorso di verifica della nullità del proprio matrimonio o, in caso non sia possibile la nullità, di avviare un percorso di consapevolezza e di discernimento della propria situazione. Il SDAFS, pertanto, si pone come un servizio-ponte tra la pastorale dell’accompagnamento delle situazioni di fragilità coniugali e l’operato dei tribunali ecclesiastici (diocesano o interdiocesano). Il SDAFS, in tal senso, si configura come un servizio di consulenza di secondo livello, che segue quello di primo livello compiuto dai parroci, sacerdoti ed operatori di pastorale familiare, e precede quello di terzo livello compiuto dai tecnici della materia ossia gli avvocati o patroni stabili.


2) Quando è stato istituito nella nostra arcidiocesi?


L’11 marzo 2016 con decreto arcivescovile l’Arcivescovo Giovan Battista Pichierri disponeva l’istituzione del Servizio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati, come struttura stabile diocesana nell’ambito del Tribunale ecclesiastico diocesano. Il SDAFS è coordinato da un Responsabile e da persone (sacerdoti, laici, esperti in scienze umane) competenti in materia giuridico-canonica e in pastorale familiare, tutti nominati dal Vescovo. 


3) In che modo opera questo servizio sul territorio diocesano?


Il SDAFS ha la sede centrale presso la Curia Arcivescovile di Trani, ma opera, mediante previo appuntamento telefonico con il Responsabile, nelle altre città dell’Arcidiocesi (Barletta, Bisceglie, Corato, Margherita di Savoia, Trinitapoli e San Ferdinando Re di Puglia) al fine di garantire e consentire una maggiore prossimità tra il Vescovo e fedeli, che feriti da un matrimonio fallito, presentano richiesta di aiuto perché si faccia chiarezza della loro situazione matrimoniale. Oltre all’attività di consulenza gratuita il SDAFS collabora con la Pastorale familiare diocesana con la finalità di offrire ai fedeli separati un aiuto puntuale, specifico e un servizio di accompagnamento pastorale e integrazione. Segnalo il prossimo percorso di formazione diocesano per operatori pastorali che si svolgerà i tre incontri, presso il Santuario della Madonna dello Sterpeto in Barletta, nelle seguenti date: 17 gennaio, 21 febbraio e 16 maggio 2025. Infine, il servizio cura le pubblicazioni di testi divulgativi di carattere pastorale e non solo. Tra i tanti testi (tutti consultabili in un sito particolare del SDAFS: https://www.arcidiocesitrani.it/accoglienza/) si segnalano due testi: 1. vademecum per la consulenza nella fragilità matrimoniale del 2019; 2. Accompagnamento e discernimento pastorale e giuridico. Linee guida circa le situazioni di fragilità matrimoniali del 2024. Entrambi pensati per favorire una pastorale di prossimità, di ascolto e di discernimento, nonché di interazione di quanti vivono un amore coniugale ferito.


4) I dati riguardo il numero e le motivazioni delle separazioni di questi ultimi anni in diocesi cosa ci dicono?


Il SDAFS dal 2016 al 2024 ha compiuto centinaia di consulenze: oltre 380 in 8 anni e 150 libelli introdotti presso il Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Pugliese, competente in materia. In diversi casi (46%) è stato possibile avviare un procedimento di nullità matrimoniale ordinaria. In altri (8%) è stata anche avviata la procedura straordinaria del processo più breve prevista dalla riforma del processo di nullità del 2015. In altri casi (26%) si è proceduto ad un approfondimento per capire la fattiva presenza di elementi utili per una possibile dichiarazione di nullità matrimoniale a motivo dell’indisponibilità di uno dei coniugi per tensioni post separazioni. In altri casi ancora (20%) non potendoci essere la possibilità di una richiesta di nullità matrimoniale si è proceduto per un percorso di accompagnamento pastorale e personale della coppia interessata, al fine di poterla meglio integrarla nella comunità cristiana anche mediante l’aiuto sacramentale, così come previsto da Amoris Laetitia n. 305. 

I capi di nullità più frequenti sono stati: l’esclusione dell’indissolubilità, della prole, della fedeltà ed una persistente incapacità psico-affettive. La forte presenza del capo di nullità di natura psico-affettivo evidenzia la necessità di una maggiore attenzione pastorale da aversi nell’accompagnamento delle giovani coppie nel processo di maturazione, non solo di fede, ma anche affettiva e relazionale. Si tratta di interpretare in modo nuovo i percorsi di preparazione, possibilmente in stile catecumenale, aiutando i futuri sposi a comprendere la differenza tra “prepararsi al giorno del matrimonio” e “prepararsi alla vita matrimoniale” per sempre. 


5) Quali soluzioni proponi per un miglior accompagnamento sia durante il percorso pre-matrimoniale sia post-matrimoniale perché ci possano essere sempre meno separazioni che sappiamo essere sempre in qualche modo dolorose?


Credo che in questo cambiamento d’epoca sia urgente intraprendere con coraggio vie creative nell’annunciare la bellezza del matrimonio mettendo al centro la vita familiare quotidiana e così aiutare i futuri sposi a scoprire la grandezza del dono sacramentale. 

Poi bisogna individuare con premura quanti dovranno essere accompagnatori dei futuri sposi e curarne la loro formazione. Le coppie guida dovranno essere preparate, accoglienti, ma soprattutto autentici con ciò che vivono nella propria relazione di coppia e pronti a far passare il valore del matrimonio. Le medesime dovranno conoscere bene le persone e entrare in dialogo con loro costruendo insieme un percorso iniziando con delle domande, per capire qual è il pensiero delle coppie che si ha davanti e cosi capire dove sono, come vivono e cosa chiedono alla preparazione matrimoniale. Infine, occorre farsi compagni di viaggio delle coppie dopo la celebrazione delle nozze. La coppia non va lasciata sola, per cui il percorso prematrimoniale non termina con la celebrazione del matrimonio ed esige un accompagnamento permanente, fatto di riflessione, dialogo e aiuto da parte della Chiesa. In estrema sintesi, dovremmo passare da una pastorale di servizi (puntuali) a una pastorale di accompagnamento delle persone nel loro intero percorso di vita cristiana. 




Intervista a cura di Ruggiero Rutigliano

illietogiullare@gmail.com Federica Altizio




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