SPERARE È SAPER ATTENDERE - Il Giubileo 2025 come occasione per imparare a sperare
- Parrocchia Santissimo Crocifisso Barletta
- 18 set 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Stadera n. 158 – Set/Ott 2024

Cos’è il Giubileo?
Nell’antica Palestina gli Ebrei utilizzavano un corno di montone, appunto uno jobel, nella festa dell’Espiazione, lo Yom Kippur, come strumento, soffiandoci all’interno, per annunciare ogni cinquant’anni l’inizio di tale evento. Per questo popolo il numero sette indicava la totalità e la completezza (si ricordino i giorni della settimana, per esempio) e cinquanta è la somma di uno con la moltiplicazione di sette per sette. Ecco perchè cinquant’anni è l’intervallo di tempo che trascorreva tra un giubileo ed un altro (Lv 25,8-13).
Perchè è nata questa festività?
In Is 61,1-3a, richiamato da Gesù nella sinagoga a Nazareth all’inizio dell’annuncio del Vangelo in Lc 4,18-19, vengono specificate le azioni da compiere: libertà per gli schiavi, scarcerazione per i prigionieri, consolazione per gli afflitti ed i miseri. Inoltre la terra veniva lasciata a maggese e avveniva la restituzione delle terre confiscate. Tutto ciò per specificare che ogni cosa ed essere vivente apparteneva a Dio, compresa la terra. La sua concretizzazione non era semplice!

Per i cristiani si chiama anche “anno santo” (il primo fu indetto da papa Bonifacio VIII nel 1300) e si celebra anche ogni 25 anni (la metà del tempo biblico), riduzione voluta da papa Paolo II nella seconda metà del XV secolo. Durante il giubileo si può lucrare l’indulgenza.
L’anno pastorale prossimo celebreremo il giubileo. In realtà non se ne sta parlando tanto. Papa Francesco nella Bolla d’indizione del giubileo, Spes non confundit (La Speranza non delude, Rm 5,5), annunciata il 9 maggio scorso, sottolinea la continuità nella speranza degli eventi di grazia precedenti.
Il Giubileo 2025 inizierà con l’apertura della Porta santa a San Pietro in Vaticano il 24 dicembre prossimo e vi saranno, distribuiti nell’anno 2025, due o tre giorni dedicati al pellegrinaggio di gruppi particolari: per esempio 16-18 febbraio, giubileo degli artisti; 5-6 aprile, giubileo degli ammalati e del mondo della sanità; ecc.

Il tema, come si nota dal titolo della Bolla, è la speranza. Questa richiama la pazienza; essere pazienti è attendere i tempi, propri e degli altri; ma anche quelli di Dio. Viviamo in una società come quella di internet dove si richiede il “tutto e subito”; si fa fatica ad insegnare alle nuove generazioni ad attendere, sperare e lavorare nel silenzio, prima che i frutti arrivino. È quello che ci insegnano, per esempio, i contadini: lavorare con dedizione, attendendo con speranza, che arrivi il raccolto. Una speranza ed una pazienza che dipendono anche a ciò che “decide” il tempo (pensiamo a questi mesi estivi, molto caldi e quasi privi di pioggia).
Non per niente Gesù stesso nelle sue parabole faceva spesso riferimento al mondo contadino. Noi cristiani siamo come contadini: attendiamo nella Speranza, che è virtù teologale, tempi migliori, i frutti della Redenzione di Cristo e il momento escatologico della ricapitolazione di tutto in Cristo Gesù (Ef 1,1.).
Non dimentichiamo che questa speranza ed attesa non sono passive: siamo chiamati, con tutti i nostri limiti, a costruire oggi, ora, il Regno di Dio, come recitiamo nella preghiera del Padre nostro: “venga il tuo regno”. Non verrà, tempo al futuro, ma un congiuntivo esortativo presente.
Non è facile attendere i Suoi tempi; non è semplice per il contadino, dopo tanto lavoro e sudore, rimettersi al tempo meteorologico. Non è ingenuo abbandonarsi nella fede al piano di Dio, nonostante gli sforzi e la fatica del nostro cammino umano e spirituale. Non tutto dipende da noi (e meno male!): ogni tanto facciamo “lavorare” Dio al posto nostro attraverso il Suo Spirito, attraverso il Suo soffio vitale! Con la speranza certa ed operose che non ci deluderà.
Ruggiero Rutigliano






