DEMOCRAZIA E SCIENZA SONO DIRETTAMENTE PROPORZIONALI
- Ruggiero Rutigliano
- 8 mag
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Stadera n. 162 – Mag/Giu 2025
Forse Umberto Eco ci aveva visto da lontano! In uno sfogo personale alla consegna del riconoscimento della laurea honoris causa a Torino il 10 giugno 2015 il compianto pensatore italiano si esprimeva così: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli (che) prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel”.
Purtroppo ci stiamo accorgendo in questi ultimi anni della “equipollenza” tra una dichiarazione scientifica di un esperto e quella di un non-esperto (un opinionista; peggio se si tratta di un/a influencer?) durante trasmissioni televisive. Come a dire: la parola e teoria del dott. prof. X equivale alla mia. Ora, i dati scientifici sono tali perché possiedono due caratteristiche: universalità e necessità. Una teoria scientifica è tale se è universale ovvero se è valida dappertutto (spazio) e se è necessaria, cioè se accade necessariamente (non arbitrariamente o ipoteticamente) in un rapporto causa-effetto.

Quindi la tesi dell’esperto, anche quando non ci piace, se è corroborata da dati scientifici, va accettata ed accolta. E non può essere confutata nel nome della democrazia ove, tornando all’esempio di prima, il voto del dott. prof. X ha lo stesso valore del non-esperto, fosse anche il Presidente degli Stati Uniti d’America (notizia Ansa del 20 aprile 2020 a proposito del suggerimento di questa persona sull’iniettarsi candeggina nelle vene per combattere il COVID che, poi, ovviamente ha ritrattato).
La democrazia è interdipendente con la scienza e la razionalità: il filosofo Karl Popper sottolinea questo nel saggio “La società aperta e i suoi nemici”; qui evidenzia la connessione stretta tra questa forma di governo, che è la democrazia, e la razionalità e quindi la scienza.
Quando una di queste due comincia a venir meno, viene meno anche l’altra: sono, usando una terminologia matematico-scientifica, direttamente proporzionali. Che le teorie scientifiche non siano assolute lo ammette lo stesso pensatore tedesco citato sopra, proprio lui che ha proposto il “principio di falsificazione”: la scienza è come un “edificio costruito su palafitte”, cioè una costruzione che è precaria. Ma da qui a segare le palizzate su cui si è costruito questo “edificio” in nome dell’equivalenza tra un’idea di un non-esperto o opinionista e una teoria scientifica di un prof. basata su dati certi, ne passa!
Cosa succederebbe, se cominciasse a piegarsi questo “edificio”, se si iniziassero a segare alcune palizzate? Comincerebbe a deteriorarsi anche la democrazia, per cui la separazione dei poteri, tanto auspicata dal pensatore francese Montesquieu già a metà del Settecento (che viveva nel periodo dell’Assolutismo!), non vi sarebbe più e si sconfinerebbe in un altro potere, ritenendo di dover dettare legge per esempio nei confronti del presidente della Federal Reserve o della magistratura, quest’ultima considerata uno dei “due cani da guardia del potere”.

Tenere il popolo nell’ignoranza o semi-ignoranza non può che portare all’idea che, per la risoluzione immediata dei problemi, occorra “l’uomo forte”, una persona a cui lasciare tutti poteri, perché velocemente trovi una soluzione. In Italia lo abbiamo già sperimentato nel Ventennio con una tragica conseguenza: lo “statista” (scritto in senso ironico!) ha condotto l’Italia alla precarietà politica (leggi dittatura), economica e sociale (e non ha fatto ANCHE cose buone, vorrei sottolinearlo, anzi!) ed infine alla seconda Guerra mondiale, che ha portato morte e distruzione nel nostro Paese.
Occorre essere vigili: una società poco istruita, una società dove un’idea vale l’altra, prescindendo dalla sua autorevolezza scientifica, non può che essere una società chiusa, una società che può deragliare nell’autocrazia o nella tirannide.
Historia magistra vitae, sostenevano i latini. Ma occorre che “gli/le studenti/esse” imparino, altrimenti la lezione è vanificata, senza, però, dare colpe e responsabilità alla magistra.
Ruggiero Rutigliano






