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"...E NON DIMENTICATE DI PREGARE PER ME"

  • Immagine del redattore: Parrocchia Santissimo Crocifisso Barletta
    Parrocchia Santissimo Crocifisso Barletta
  • 8 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

Stadera n. 162 – Mag/Giu 2025


La mia penna si muove a fatica: come ricordare Papa Francesco?  Sono esitante e incerto. Mi viene in mente la massima latina: DE MORTUIS NIL NISI BONUM, dei morti non puoi che parlare bene. E così, normalmente, accade perché questo è il grande rispetto che si deve considerare  per tutti i defunti.

E per Papa Francesco? Mancano le parole  o ne sono state già pronunciate troppe? Oppure, ancora, dovrò tornare al pregiudizio di un tempo, quello di lasciare il giudizio alla storia? Ma ho scoperto che gli intellettuali più schierati ideologicamente sono proprio gli storici e che è impossibile un giudizio ‘a caldo’ su eventi che hai vissuto. 

E allora? È l’umiltà che deve guidare la penna. E tenterò di scrivere partendo dall’inizio per giungere  agli ultimi eventi carichi di sofferenza personale del suo pontificato. Ho riletto con grande emozione la sua omelia del 19 marzo 2013 per l’inizio del suo ministero petrino. E gli ho idealmente chiesto, allora, quali fossero le sue intenzioni, come cioè avrebbe voluto vivere il suo ministero di Vescovo di Roma: una lettura molto interessante ed edificante.


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Papa Francesco esordisce evidenziando la provvidenziale coincidenza dell’inizio del suo pontificato con la Solennità di San Giuseppe. Questo, infatti, diventa il filo conduttore della sua omelia: San Giuseppe è il custode di Gesù e di Maria, ed esercita questo suo ministero “con discrezione, con umiltà e nel silenzio ma con una presenza costante e una fedeltà totale anche quando non comprende”. Ma “accompagna con premura e tutto l’amore ogni momento”. E Papa Francesco è meticoloso nel descrivere Giuseppe nel suo servire Dio custodendo Gesù. Anche noi “custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato”! E custodire tutti, a prescindere: custodire il creato, e la gente, e i bambini, con amore tutti, e gli anziani. Ci si custodisce a vicenda, come i coniugi, con rispetto e amore.

E Francesco rivolse un appello a coloro che hanno grandi responsabilità ed anche a tutti gli uomini per essere custodi del disegno di Dio nella creazione. E dobbiamo saper custodire, avere cura di noi stessi. Custodire il cuore. E tutto con tenerezza, con compassione; “non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza”.


Certo, al Successore di Pietro comporta un potere ma il vero potere è il servizio. “Solo chi serve con amore sa custodire”: è il suo programma, come avrebbe voluto vivere il suo servizio di 266mo successore di Pietro! Commovente, poi, il riferimento alla speranza … “alla luce della speranza … aprire l’orizzonte della speranza è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza…”. [un ulteriore riferimento alla sua omelia nel giorno del suo insediamento]. “Custodire Gesù con Maria, custodire l’intera creazione, custodire ogni persona specie la più povera, custodire noi stessi: ecco un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere, ma a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza. Custodiamo con amore ciò che Dio ci ha donato”. 

E conclude: “…e a voi tutti dico: pregate per me! Amen”. Come non commuoversi per questa richiesta che lo ha accompagnato lungo tutti gli anni del suo pontificato ed è stata anche l’ultima pronunciata con sofferenza nel momento del suo ritorno al Padre?


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Ho voluto rileggere, perché io ricordassi a me stesso, cosa Papa Francesco si era ripromesso come Vescovo di Roma, come avrebbe voluto vivere il suo ministero. Mi impressiona constatare che ci ha provato seriamente. E in prima persona. Ci ha messo la faccia! Non si è mai tirato indietro, assumendosi coraggiosamente la responsabilità delle proprie scelte. Non si è mai risparmiato.  Non ci tocca giudicare: sono tempi troppo difficili perché si possano rivendicare ricette, programmi… Qualcuno ha già cominciato. Ma ora è il tempo del rispetto e per la preghiera per il nostro Papa Francesco, per i suoi predecessori e per il nuovo Papa.


Il nostro dovere è invocare lo Spirito Santo che assista i Cardinali nella loro grandissima responsabilità perché siano docili al Suo volere. Perché si facciano guidare solo dall’amore per la Chiesa di Dio. E lo Spirito Santo ci donerà il Papa di cui la Chiesa ha bisogno.

Escludiamo le chiacchiere inutili e, come siamo stati fedeli ai Papi predecessori, come lo siamo stati a Papa Francesco, lo saremo anche verso il nuovo Successore di Pietro… “Vieni Santo Spirito”.

 

don Pino Paolillo


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