LA FORMAZIONE SACERDOTALE, CUORE DELL’EVANGELIZZAZIONE
- Parrocchia Santissimo Crocifisso Barletta
- 28 feb
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Stadera n. 161 – Mar/Apr 2025
Ci scrive don Alessandro, già nostro vicario parrocchiale, impegnato in questi anni a Roma all’interno dell’organizzazione delle Pontificie Opere Missionarie.
La formazione dei sacerdoti e di coloro che sono chiamati a svolgere questo ministero è da sempre una delle preoccupazioni più grandi nel campo dell’evangelizzazione. Un sacerdote maturo e ben fondato nella sua umanità, capace di vivere una spiritualità incarnata ed equilibrata, preparato e capace di confrontarsi con la cultura contemporanea sarà sicuramente un buon pastore a immagine di Gesù Cristo.

Ecco perché la Chiesa investe molte energie e risorse in questo campo, soprattutto verso coloro che sono destinati alla formazione dei futuri sacerdoti nei seminari. Il Dicastero per l’Evangelizzazione, che da sempre si occupa di tutto ciò che riguarda il mondo delle missioni, ha particolarmente a cuore questo tema e in diversi modi contribuisce alla formazione di sacerdoti e seminaristi delle diocesi di sua competenza. E ciò lo compie soprattutto attraverso la Pontificia Opera di San Pietro Apostolo (POSPA), una delle quattro Pontificie Opere Missionarie, nella quale da più di un anno sono stato chiamato a prestare il mio servizio.
Nello specifico, la POSPA si occupa del sostentamento a livello materiale dei seminari delle diocesi missionarie in Asia, Africa, Oceania e parte dell’America Latina, grazie alle donazioni e alle offerte raccolte in tutto il mondo, soprattutto durante le collette della IV domenica di Pasqua (Domenica del Buon Pastore). Si tratta di poco meno di 800 seminari per un totale di circa 80.000 seminaristi che ogni anno ricevono un sostegno economico per la vita quotidiana o per opere straordinarie di manutenzione o costruzione.
Insieme al contributo materiale, la POSPA si occupa anche di curare la formazione dei formatori dei seminari, perché l’azione educativa possa essere di buona qualità e rispondente alle indicazioni del magistero. Ciò avviene essenzialmente in due modi: organizzando dei corsi semestrali a Roma, soprattutto per i nuovi rettori, padri spirituali e formatori, e promuovendo corsi di formazione permanente di tutti i formatori dei seminari a livello nazionale o provinciale.
In questo anno di servizio alle Pontificie Opere Missionarie, ho avuto la grazia di prendere parte attivamente all’organizzazione e allo svolgimento di questi corsi, sia a Roma che in diverse parti del mondo. Grazie all’esperienza compiuta negli anni trascorsi al Pontificio Collegio Urbano, come formatore di decine di seminaristi provenienti dalle giovani chiese missionarie, ho potuto condividere ciò che avevo sperimentato e appreso con altri formatori in Burundi, Guinea Equatoriale, Nigeria, Papua Nuova Guinea, in un mutuo arricchimento che fa toccare con mano la bellezza e la cattolicità, ossia l’universalità, della Chiesa, preoccupata che non manchino in ogni parte del mondo sacerdoti innamorati di Cristo, zelanti e desiderosi di condurre a lui ogni uomo e donna bisognosi dell’amore misericordioso di Dio.

Al di là delle differenze linguistiche e culturali, nelle varie nazioni visitate, così distanti tra noi, non solo geograficamente, ho potuto toccare con mano la vitalità e l’entusiasmo di comunità giovani, ricche di vocazioni e per questo preoccupate di formare al meglio i tanti giovani in discernimento loro affidati. Tuttavia, in molti casi, queste chiese devono fare fronte a serie difficoltà: scarsità delle risorse economiche, instabilità socio-politica, discriminazione religiosa e culturale, ecc.
Ma la storia ci insegna che proprio nella difficoltà e nelle persecuzioni la Chiesa è capace di crescere e di portare frutto con la grazia dello Spirito, nonostante tutto e tutti.
Per me è stata edificante la testimonianza dei vescovi e dei sacerdoti incontrati che con passione e impegno si prendono cura della formazione dei seminaristi, come farebbe un buon padre di famiglia preoccupato a non far mancare ciò che è necessario per il bene dei propri figli. E questo è segno della grande responsabilità che i pastori sentono nei confronti di tutto il gregge loro affidato, perché anche negli angoli più remoti e impervi delle diocesi non manchino annunciatori gioiosi del vangelo.
Ma ancor di più mi ha toccato la testimonianza delle centinaia di seminaristi incontrati, i quali, nonostante le condizioni non sempre confortevoli dei loro seminari (che ho sperimentato anch’io con difficoltà, seppur per una manciata di giorni), si impegnano quotidianamente nel discernimento della volontà di Dio e si preparano seriamente al ministero sacerdotale, coltivando i talenti ricevuti e lavorando pazientemente sui propri limiti, desiderosi di compiere con gioia e perseveranza la missione che il Signore affiderà loro.
La parrocchia del Crocifisso ha da sempre avuto questa sensibilità missionaria nei confronti dei seminaristi e sacerdoti, provenienti dai territori di missione, che hanno condiviso il cammino della nostra – permettetemi di usare ancora questo aggettivo – comunità. Riconosco, provvidenzialmente e con gratitudine, che questa testimonianza ricevuta negli anni vissuti come vicario parrocchiale, come seme gettato quasi inavvertitamente, mi stava preparando il cuore e la mente ad aprirsi al mondo della missione e continua tuttora ad accompagnarmi nel ministero che svolgo. Continui il vostro sostegno grande all’opera di evangelizzazione attraverso il sostegno materiale e la preghiera: «Pregate il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe» (Mt 9,38).
don Alessandro Brandi